A MOD IN THE 80’S

Nel 1979 avevo 15 anni ed ero già molto interessato alla musica. Acquistavo quindi le riviste dell’epoca come Ciao 2001 e Rolling Stone. Rimasi molto colpito da un paio di articoli che parlavano del mod revival, scoppiato quell’anno in Inghilterra grazie al successo dei Jam di Paul Weller, l’uscita del film Quadrophenia (tratto dall’omonimo disco degli Who) e il ritorno dello ska, che si rifaceva alla musica giamaicana in levare degli anni ’60.  

Ho iniziato a frequentare Piazza Capranica nel 1980 con la prima ondata mod grazie ad una conoscenza estiva, Pierpaolo, bassista degli Underground Arrows (gruppo romano di punta del mod revival italiano). Nel 1980 con Pierpaolo presi parte al concerto dei Madness e Lambrettas al Teatro Tendastrisce, occasione più unica che rara di assistere all’esibizione di un gruppo ska ed uno mod nella stessa serata a Roma e fu questa la prima opportunità di incontrare altri mods. Successivamente quasi tutti i fine settimana da Frosinone, dove abitavo, mi spostavo a Roma, spesso con l’amico Mario, per raggiungere il ritrovo di Piazza Capranica.

A quell’età trovai nell’etica ed estetica mod un modo per esprimere la mia ribellione all’omologazione.

L’estetica appunto. Oggi acquistare un parka è abbastanza semplice, allora senza internet e con pochi o nulli mezzi di diffusione, la ricerca di alcuni capi era estremamente difficile. La maggior parte di noi, me compreso, indossava infatti dei (brutti) eskimo in quanto trovare un parka originale era un’impresa. Ebbi il parka M51 US Army, che ancora oggi conservo, solo dopo il mio primo viaggio a Londra.

Ricordo un negozio dell’usato in Via del Pellegrino a Roma, nota strada piena di negozietti vintage, dove comprai il mio primo vestito a tre bottoni che poi feci stringere per adattarlo alla mia figura. Spesi una fortuna dal sarto ma ne valse la pena!

Oltre ai negozi anche i mercati “americani” dell’usato erano molto gettonati. Quello di Latina era il più grande ed era possibile trovare diversi capi dallo stile mod come le camicie button-down americane e i pantaloni sta prest con la riga che rimanevano sempre stirati, adatti sia a situazioni eleganti che a quelle più sportive. C’era molta voglia di differenziarsi dalla massa, cercavamo di trovare la nostra identità e girare con il parka e l’abito a tre bottoni aveva un impatto fortissimo, senza che ciò significasse mera voglia di apparire ma puro e semplice riconoscersi in un’appartenenza, in uno stile.

Oltre al vestito a tre bottoni, camicia button-down, cravatta stretta, mocassini o beatle boots per le occasioni più smart, si cercavano capi più casual per tutti i giorni, senza però perdere lo stile. Qualsiasi cosa fosse Fred Perry era apprezzatissima a cominciare dalle famose polo che in quegli anni non erano facili da trovare. A proposito del mitico brand inglese, che ha ripreso ultimamente il modello dell’epoca, andavano molto le maglie vintage da ciclismo, piuttosto facili da reperire nei negozi sportivi. I jeans Levi’s erano un classico ma dovevano essere stretti e possibilmente con il risvoltino cucito; anche bianchi, magari abbinati ad una denim jacket dello stesso colore. Con i jeans si indossavano i desert boots (le famose Clarks o imitazioni) o si facevano spedire dall’Inghilterra i Dr. Martens, quando ancora non erano nemmeno lontanamente di moda in Italia. Ricordo ancora le risate dei miei conoscenti “pariolini” quando mi presentai al lido con i mitici 1461, quelli bassi per intenderci.  

Sempre per quanto riguarda le scarpe, acquistate per corrispondenza o tramite qualche amico in vacanza a Londra, erano molto gettonate le bowling shoes e le (orrende) Jam shoes, riprese dai modelli indossati dal trio più amato dai mods dell’epoca.

Per quanto riguarda i capispalla oltre al parka, negli anni ’80 i mods, me compreso, usavano il bomber, capo tipico degli skinheads e degli scooter boys, spesso arricchito da toppe dei gruppi preferiti come i Jam, i Secret Affair, gli Who. In primavera ed estate, oltre alla già citata denim jacket, preferibilmente Levi’s, anche l’harrington jacket, ripresa dallo stile Ivy League americano, (non certo l’originale Baracuta, ma modelli più economici come Merc e Londsdale), era un must.

Sono rimasto nel giro di piazza Capranica dal 1980 al 1984 e devo dire che è stato un periodo veramente bello, fatto di freschezza, ingenuità, spensieratezza, senza alcuna tensione politica, forse anche perché, in linea con l’atmosfera del periodo, ci si voleva staccare nettamente dal decennio precedente, e differenziarsi era anche prendere le distanze da un qualche risvolto politico.

Leo Mastropierro
(L’articolo contiene alcune parti tratte dal mio intervento per il libro “Arcipelago mod” di Stefano Spazzi, 2020, crac edizioni).